Arredamento di fuoco


di Claudié


Rumori di cucina. Odore di thé. Letto disfatto. Cuscini stropicciati. Testa pesante. Occhi chiusi. O aperti. Che differenza fa?

Un piede a terra.

Due piedi a terra.

Mani alla testa.

Capelli in disordine.

Pieghe sul pigiama.

In piedi.

Tappeto.

Un passo.

Ancora tappeto.

Mani avanti.

Un altro passo.

Marmo.

Pavimento.

Giù le braccia.

Lungo i fianchi.

Ghigno.

Sbadiglio.

Quella che si preannunciava una bella giornata era cominciata col piede giusto. E Toph naturalmente lo rese presente ai suoi coinquilini, inventando questo giochetto di parole esilarante. Che era una bella giornata lo immaginava, più che altro, considerando che non poteva vederlo. Buttò giù una gran tazza di thé, preparato da Suki, che in realtà non era una poi così brava cuoca. Ma tutti apprezzavano il suo sforzo, anche Toph. Momo era steso a pancia in giù sulla tavola, cosa che non urtò affatto la dominatrice, che conviveva con la sua stessa sporcizia senza farsi troppi problemi. A dimostrazione di ciò, posò entrambi i piedi sul tavolo, proprio vicino a Momo dormiente, accavallandoli. Naturalmente Katara non osservava la scena, o non avrebbe mai tollerato una cosa del genere. C'erano solo la “cuoca”, lo spasimante della “cuoca” e quel povero esserino alato che riposava beato, russando.

Gli odori del pane e del cioccolato si erano ormai diffusi per tutta la casa, e Sokka si meravigliava un po' del fatto che l'aroma che lo stava ipnotizzando non avesse svegliato il lemure.

-Bhé? Miss labbradizucchero dorme ancora? Impossibile.

-No, non dorme infatti. E' uscita un'oretta fa.- Si affrettò a rispondere Sokka alla domanda della ragazza.

-Lo sospettavo. E' troppo strano che Katara si svegli tardi la mattina! Aang?

-Quante cose vuoi sapere!- disse Suki- Non avresti bisogno di fare tutte queste domande se ti svegliassi ad un orario più decoroso!

-Non sono il tipo. Aang?

-Nemmeno Aang dorme. E' uscito con lei: dovevano sbrigare alcune commissioni.

-E ora usciamo anche noi: non abbiamo intenzione di trascorrere tutta la mattinata in casa!- intervenne Sokka.

-Oh! Sono dunque l'unica che ama il dolce far niente? Soprattutto quando non bisogna fare a pezzi la Nazione del Fuoco e ci si può rilassare?

-Sì Toph. Come vi cucino il pranzo oggi senza ingredienti? Devo andare al mercato.

-E io a fare un giro. Non voglio diventare mica claustrofobico! E mia sorella mi uccide se non mi trovo un lavoro. E in fretta!

-Se fossi anche claustrofobico sarebbe il colmo, Sokka. Saresti ancora più strano!- e Toph scoppiò in una sonora risata che, finalmente, svegliò Momo.

-Eeehrrk!

E dopo aver svolazzato un po' di volte intorno al salone, uscì dalla porta e andò fuori anche lui.

Cinque minuti dopo Sokka e Suki richiusero la porta.

-Sicura di non voler venire con noi? Ti annoierai!

-Nulla! Mi troverò qualcosa da fare!

Toph era rimasta sola. Anzi no, c'era Appa fuori.

Che fare adesso? Sapeva bene che non avrebbe mai trovato nulla da fare. Era troppo pigra per cercarla e poco ingegnosa per inventarsela. Se solo Momo fosse rimasto!

-Avrei potuto fissarlo tutta la mattinata!

Poi ci pensò un attimo.

-Ah no. Non avrei potuto comunque!

Si alzò. Pensandoci bene, era stata solo un paio di volte nelle camere da letto dei suoi amici. Di solito le importava poco, anche perchè non poteva scoprirle a fondo. Ma dato che non aveva davvero nulla da fare...

-Vado prima in camera di Suki.

Suki e Sokka condividevano la stanza. Era una bella camera, spaziosa, e da quello che avvertiva anche abbastanza ben arredata. Le tende dell'unica finestra erano morbide al tatto, e c'erano ben due tappeti: uno in tessuto davanti all'armadio e l'altro, in canne di bambù, o almeno credeva, ai piedi del letto che regnava incontrastato al centro della stanza. C'era un altro ripiano, oltre alla scrivania in legno di Sokka, che Toph immaginò come una specchiera, toccandolo. Doveva essere di Suki, anche se, nella sua mente, l'immagine di Sokka che si specchiava e si sistemava i capelli come una signorina non era poi così inconsueta. Tastando le pareti sfiorò un quadro, ma dato che non poteva rimirarlo, uscì.

-Che noia. Però Suki e Sokka hanno una bella stanza.

Quasi quasi Toph ne era invidiosa. La sua era abbastanza grezza, e nonostante fosse grandina, praticamente vuota.

-E' il turno di Aang.

Anche Aang e Katara condividevano la stanza, e per la prima volta Toph si immaginò davvero come piccolissima, nella sua stanza semivuota e male arredata, con nessun altro accanto. Ma, alla fine, questo pensiero non la turbò più di tanto. Non aveva mai diviso la camera da letto con qualcuno! Non sapeva cosa significasse, e quindi non ne soffriva. Poi pensò al povero bisonte volante, che dormiva da solo nel giardino tutte le notti, e si consolò un po'. La camera dei due era più piccola. Molto più piccola. Forse addirittura più piccola della sua! Il letto e era soffice: si sedette e poi stese, come ammaliata da tutta quella morbidezza. Quando si alzò si ritrovò nella stessa situazione di quando si era svegliata: tappeto, passo, ancora tappeto. Altro passo e poi marmo. Accompagnando col piede il bordo dell'unico tappeto per tutto il suo perimetro si rese conto che questo era davvero grande. Equivaleva in tutto e per tutto i due presenti nell'altra camera. Pensandoci bene, nella sua ce n'era uno solo, di tappeto, ed era anche abbastanza piccolo. Mai le sarebbe importato delle dimensioni del tappeto ai piedi del suo disordinato e malconcio letto, forse, se non l'avesse mai confrontato con quelli presenti nelle altre due camere da letto. Si sentì un po' insignificante. La finestra nella stanza di Aang e Katara era grande, grandissima! E le tende erano maestose, cadevano verticali lungo i bordi delle imposte fino a formare un lungo strascico sul pavimento freddo. Non erano lisce come quelle di Suki, ma c'erano dei ricami che Toph, tastandoli, immaginò come dei piccoli fiorellini. C'era un piccolo cassettone, non alto come l'armadio di Suki e Sokka, ma altrettanto largo e con quattro cassetti. Non c'era alcuna scrivania lì, ma un'alta lampada a candele padroneggiava su un angolo della stanza. Che era a candele Toph se ne accorse scottandosi nel tentativo di toccarla.

-Ahh! Maledizione! Ma perchè è sempre la povera ragazzina cieca a scottarsi mani e piedi?

Soffiò in direzione della lampada e immaginò (perchè non ebbe il coraggio di toccarla ancora) di aver spento la candela che era stata dimenticata accesa dai dominatori.

Nonostante l'avesse ferita, però, quella lampada che non poteva vedere, e che non avrebbe mai visto, la attirava come un uomo attira una bella donna dotata della vista. Ma lei non diceva d'essere né bella, né dotata della vista, eppure il suo “uomo” la invitava a trasportarlo nella sua camera da letto.

-Bé, che male c'è in fondo? La stanza di Aang e Katara è già abbastanza bella anche senza di te, bella lampada!

E, continuando a parlare da sola, portò barcollando quell'alta asta in metallo nella sua camera. La posò sul pavimento, accanto al letto, ed era soddisfatta di aver abbellito, anche con così poco, la sua stanza, che immaginava come bruttissima e impareggiabile con le due adiacenti. A quel punto aveva trascorso così tanto tempo in adorazione delle altre due camere che non immaginava neanche che ore fossero, e con nessuno che potesse comunicarglielo, aspettò semplicemente seduta sul suo letto che qualcuno tornasse a casa.

Dopo un po' cominciò a fare un po' caldo.

_/\_/\__/\_/\__/\_/\__/\_/\__/\_/\__/\_/\__/\_/\__/\_/\_

-Pensa a cosa sarebbe successo se ti fossi ferita!

Katara la rimproverava.

-Perchè non hai aspettato che tornassimo? Secondo te se l'avessi chiesta non te l'avremmo regalata?!

Toph si limitava a tacere, pentita e, per la prima volta, davvero attanagliata dai sensi di colpa.

-Katara, non essere così dura. Alla fine è stato un incidente!

-Un incidente, Aang? E se si fosse scottata? Ha rischiato la vita!! E tutto per questa sciocchezza!

-So che si tratta di una piccolezza, ma tutto sarebbe filato per il verso giusto se la candela fosse stata spenta!

-Se fosse stata spenta?? L'ha messa vicino al letto, Aang! Era naturale che anche una piccola scintilla potesse causare danni enormi!

-Mi... dispiace, ragazzi.

E, dopo che fu calato il silenzio, Toph si tirò su la coperta intorno agli occhi trasparenti, e tutti l'avvolsero in un abbraccio. Quella notte Toph dormì nella grande camera di Sokka e Suki, quella che le era piaciuta tanto, e che non si era rovinata, per fortuna, così come quella di Aang e Katara. Solo la sua stanza aveva subito danni enormi a causa dell'incendio. Il letto era andato completamente distrutto, e anche il piccolo tappeto del quale si era tanto vergognata, ora esisteva solo come cenere. La prontezza del dominio dell'acqua di Katara aveva spento le fiamme prima che queste potessero divorare l'intera casa, ed ora Toph immaginava la sua camera come ancora più buia e vuota di prima.

Fu anche per questo che la mattina dopo non riuscì a spiegarsi come avesse fatto la stanza a riempirsi di mobilio come le due camere adiacenti dei suoi amici. Era arredata alla perfezione, e, oltre ad un armadio, un letto nuovo e due bei tappeti in corda, anche una bella lampada a fiamma, bassa e raffinata ornava la parete legnosa bruciata, coprendola. E tutto era tornato come se nulla fosse successo, anzi meglio. E mentre Toph vagava impressionata da un angolo all'altro della sua stanza chiedendosi chi fosse stato l'artefice di quella magia, i suoi amici la osservavano dalla soglia, ciascuno con un solco sul viso, come un sorriso di complicità, nascosto dal fatto che l'amica non lo potesse vedere.